12 settembre 2024
Tra l’8 e l’11 luglio una delegazione del gruppo di ricerca del Progetto Spoon ha partecipato alla ventiquattresima edizione dell’International Congress of Infant Studies (ICIS) a Glasgow, in Scozia. Si tratta di un prestigioso congresso che si svolge ogni due anni allo scopo di raccogliere e condividere prospettive sullo sviluppo infantile da un punto di vista globale, integrativo e multidisciplinare. L’ICIS si impegna per il progresso dello studio dello sviluppo infantile a livello mondiale, attraverso la promozione e la divulgazione della ricerca scientifica. In particolare, il Progetto Spoon ha presentato tre poster sui risultati ottenuti – a conclusione del progetto – per l’intero campione di partecipanti nei primi due anni di vita.
Il poster intitolato “Relationship between complementary feeding approaches and child development in the first two years of life: a longitudinal study” ha riportato i risultati dello studio sulla relazione tra modalità di alimentazione complementare e sviluppo psicomotorio tra i 4 e i 24 mesi di età. Alle mamme è stato chiesto di compilare una serie di questionari sullo sviluppo psicomotorio dei loro bambini e, a partire dagli 8 mesi di età, sul tipo di approccio all’alimentare complementare e sulle abitudini alimentari dei bambini. Sono stati inoltre raccolti dati sociodemografici ed è stato osservato da remoto un pasto per ciascun partecipante, da cui è stata ricavata la proporzione di episodi in cui il bambino mangiava da solo. È emerso che i bambini che più spesso mangiavano da soli a 8 e 12 mesi hanno ottenuto punteggi più elevati sulla scala dei comportamenti adattivi a 12 e 24 mesi, rispettivamente, e che i bambini che più spesso condividevano il pasto con altri membri della propria famiglia a 8 mesi hanno ottenuto punteggi più elevati sulla scala cognitiva alla stessa età. Inoltre, i bambini che più spesso mangiavano da soli a 8 mesi era più probabile che camminassero da soli a 12 mesi, e i bambini che più spesso mangiavano da soli a 12 mesi avevano iniziato a gattonare più precocemente. In conclusione, sono state riscontrate relazioni significative sia concorrenti sia longitudinali tra un approccio all’alimentazione complementare più autonomo rispetto all’alimentazione complementare tradizionale, in cui il bambino viene imboccato dall’adulto, e diversi aspetti dello sviluppo dei bambini. Poiché a 4 mesi di età (cioè, prima dell’inizio del periodo dell’alimentazione complementare), i punteggi relativi allo sviluppo psicomotorio non differivano significativamente tra gruppi di bambini successivamente esposti a diversi approcci all’alimentazione complementare, lo sviluppo psicomotorio nei primi anni di vita sembra essere effettivamente favorito da un approccio all’alimentazione complementare più autonomo.
Il poster intitolato “Self-feeding and communicative development during the first two years of life: Concurrent and longitudinal associations” ha riportato i risultati dello studio sulla relazione tra modalità di alimentazione complementare, linguaggio materno rivolto al bambino e comunicazione gestuale e vocale del bambino. Nello specifico, è stato osservato un pasto per ciascun partecipante all’età di 12 mesi tramite uno schema di codifica che ha permesso di rilevare i gesti e le vocalizzazioni dei bambini, nonché tutti gli enunciati e le parole rivolte ai bambini da parte delle mamme. Alla stessa età, le mamme hanno compilato un questionario socio-demografico, la forma breve del Primo Vocabolario del Bambino – Parole e Gesti – un questionario che valuta la comprensione linguistica e la produzione vocale e gestuale, e un questionario sullo sviluppo psicomotorio, da cui è stato ricavato il punteggio relativo all’abilità fine-motoria. Inoltre, al compimento dei 18 e 24 mesi di età del bambino, le madri hanno compilato nuovamente la forma breve del Primo Vocabolario del bambino – Parole e frasi. È emerso che i bambini che più frequentemente mangiavano da soli a 12 mesi avevano anche maggiore probabilità di esibire gesti deittici (indicare, mostrare, offrire, chiedere e prendere) e di produrre vocalizzazioni rispetto ai bambini che venivano più frequentemente imboccati. È emersa inoltre – come già noto dalla letteratura – una relazione positiva tra la frequenza con cui le madri parlavano al bambino e la produzione di gesti, vocalizzazioni e parole da parte dei bambini. È stata riscontrata anche una relazione tra abilità fine-motoria dei bambini e comprensione e produzione di gesti a 12 mesi. Infine, le analisi longitudinali hanno mostrato che quanto più i bambini mangiavano da soli a 12 mesi, tanto maggiore era la loro capacità di produrre frasi a 24 mesi. Nel complesso, questi risultati sottolineano che vi è una notevole interazione tra alimentazione autonoma, linguaggio materno rivolto al bambino e sviluppo comunicativo-linguistico del bambino, e confermano l’importanza delle pratiche genitoriali e delle interazioni sociali durante i pasti, così come delle acquisizioni motorie, per promuovere una precoce acquisizione del linguaggio.
Infine, il terzo poster “Complementary feeding and maternal responsiveness in 8 to 24-month-old infants: a longitudinal study” ha preso in esame la relazione tra l’approccio all’alimentazione complementare e la responsività materna ai segnali di fame e sazietà di 166 bambini italiani osservati a 8, 12, 18 e 24 mesi di età. Le madri hanno riferito il metodo di alimentazione complementare utilizzato e hanno fornito informazioni sociodemografiche. Inoltre, a ciascuna età è stato registrato da remoto un pasto per ciascun bambino, che ci ha permesso di osservare la proporzione di episodi in cui il bambino mangiava da solo e valutare la responsività materna. È emerso che le madri sono state più responsive alla fame quando il bambino aveva 12 e 18 mesi rispetto a quando aveva 8 mesi e più responsive alla sazietà quando il bambino aveva 12 mesi piuttosto che 8 mesi e 18 mesi piuttosto che 12 mesi. Tuttavia, la responsività alla sazietà ha mostrato una flessione a 24 mesi rispetto ai 18 mesi, probabilmente a causa del picco di neofobia (la riluttanza ad assaggiare cibi nuovi e/o a consumare cibi già inclusi nella dieta) tipico di quest’età. A supporto di questa ipotesi, è stata osservata una correlazione significativa tra responsività materna alla sazietà e consumo di frutta e verdura da parte del bambino. È emerso inoltre che le madri che hanno riportato una minore produzione verbale da parte dei propri bambini a 12 mesi di età, sono risultate più responsive alla fame, e le madri che – indipendente dall’età – hanno riportato una maggiore produzione verbale da parte dei propri bambini, sono risultate più responsive alla sazietà. Indipendentemente dall’età, è emerso infine che le madri delle bambine sono risultate più responsive alla fame rispetto a quelle dei bambini e la responsività alla sazietà è risultata positivamente correlata alla proporzione di alimentazione autonoma. Questi risultati potrebbero avere implicazioni per la capacità di autoregolazione del bambino anche in contesti diversi dal pasto e per lo sviluppo socio-emotivo oltre il periodo dello svezzamento.