1 settembre 2023
Il termine “svezzamento” o, più propriamente, “alimentazione complementare” indica il periodo in cui avviene una progressiva introduzione di alimenti complementari al latte nella dieta del bambino. In una prima fase, a partire dai 5-6 mesi di età, si propongono generalmente cibi in purea, appositamente preparati per il bambino, che viene imboccato dall’adulto, e solo più tardi, in genere intorno ai 12 mesi di età, il bambino inizia a mangiare gli stessi alimenti consumati dal resto della famiglia.
Tuttavia, negli ultimi anni si sono diffusi approcci alternativi a questa modalità di alimentazione complementare, noti come “baby-led weaning” nel Regno Unito e “alimentazione complementare a richiesta” in Italia. L’ostetrica Gill Rapley, che ha per prima proposto il baby-led weaning, sostiene che a partire dai 6 mesi i bambini abbiano le necessarie competenze neuromotorie per prendere, portare alla bocca e masticare i cibi presenti a tavola, senza modificarne la consistenza né preparare alimenti “speciali” per loro. Il pediatra Lucio Piermarini, che ha introdotto l’”alimentazione complementare a richiesta” nel nostro Paese, pone invece una maggiore enfasi sull’interesse che il bambino manifesta per i cibi consumati dagli altri membri della famiglia e per la condivisione del pasto: se il bambino si mostra interessato ad assaggiare quello che gli altri mangiano, si possono offrire gli stessi cibi che mangiano tutti, opportunamente sminuzzati.
Per quanto riguarda il baby-led weaning, una preoccupazione comune a genitori e professionisti della prima infanzia riguarda l’eventuale verificarsi di episodi di soffocamento. Effettivamente, il rischio di soffocamento sussiste quando i bambini sono alle prime esperienze con il cibo solido poiché potrebbero non aver ancora sviluppato le capacità oromotorie necessarie per una corretta masticazione e deglutizione. Il soffocamento, infatti, si verifica quando la coordinazione tra respirazione e deglutizione è ostacolata. Tale rischio aumenta se il bambino mangia semisdraiato sullo schienale del seggiolone, se non è concentrato al momento del pasto o se utilizza una tecnica errata per assumere il cibo. I bambini imboccati con cibo in purea prima di essere in grado di mordere e masticare, generalmente aspirano il cibo, che viene spinto nella parte posteriore della gola, dove viene inghiottito. Pertanto, piuttosto che aiutare i bambini a sviluppare la capacità di masticare, l’esperienza con i cibi in purea li incoraggia a deglutire direttamente. Il cibo che viene morso, invece, non può essere risucchiato nella parte posteriore della bocca, ma rimane nella parte anteriore per essere masticato. Quindi, i bambini che mangiano da soli mentre sono seduti con la schiena eretta possono concentrarsi su ciò che stanno facendo e non corrono un rischio maggiore di soffocamento rispetto a un adulto. Invece, un bambino che si appoggia allo schienale del seggiolone e viene invitato a succhiare cibi semisolidi da un cucchiaio potrebbe essere più a rischio.
Le evidenze scientifiche disponibili dimostrano che, effettivamente, nel baby-led weaning gli episodi di soffocamento sono rari: uno studio neozelandese con 199 partecipanti non ha rilevato alcuna differenza significativa nel numero di episodi di soffocamento tra un gruppo di bambini esposto a baby-led weaning e un gruppo esposto ad alimentazione complementare “tradizionale”. Risultati simili sono stati ottenuti in uno studio inglese su 1151 neonati, in cui sono stati rilevati episodi di soffocamento nell’11,9% del gruppo esposto a baby-led weaning “rigoroso”, nel 15,5% del gruppo esposto a baby-led weaning meno rigoroso e nell’11,6% del gruppo esposto ad alimentazione complementare “tradizionale”, senza differenze significative tra gruppi. Analogamente, uno studio canadese ha riportato che solo 3 bambini su 30 esposti a baby-led weaning hanno manifestato un episodio di soffocamento. È stato tuttavia osservato che si possono verificare episodi di rigurgito, un meccanismo fisiologico “di sicurezza” attraverso il quale il cibo che non è stato sufficientemente sminuzzato viene riportato nella parte anteriore della bocca per un’ulteriore masticazione. Queste evidenze dimostrano pertanto che, fin dai 6 mesi, i bambini possono stare a tavola con il resto della famiglia e, se lo desiderano, sperimentare i primi assaggi.
Per approfondire
Brown, A., Jones, S. W., & Rowan, H. (2017). Baby-led weaning: the evidence to date. Current Nutrition Reports, 6(2), 148-156.
Cameron, S. L., Taylor, R. W., & Heath, A. L. M. (2013). Parent-led or baby-led? Associations between complementary feeding practices and health-related behaviours in a survey of New Zealand families. BMJ Open, 3(12), e003946.
D’Andrea, E., Jenkins, K., Mathews, M., & Roebothan, B. (2016). Baby-led weaning: a preliminary investigation. Canadian Journal of Dietetic Practice and Research, 77(2), 72-77.
Piermarini, L. (2008). Io mi svezzo da solo!: dialoghi sullo svezzamento. Bonomi editore.
Rapley, G., & Murkett, T. (2008). Baby-led weaning: Helping your baby to love good food. Random House.
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