9 marzo 2022

Una sinfonia di… sinapsi!

Di Sara Picuno

Avete mai pensato alla straordinaria somiglianza che intercorre fra l’apprendimento linguistico e l’apprendimento musicale? O a quante volte i bambini emettono spontaneamente vocalizzazioni molto simili a suoni musicali? Avete mai immaginato il motherese (quel particolare modo di parlare che usano le mamme con i propri bambini) come un vero e proprio esempio di discorso musicale articolato in ritmi, ripetizioni, pause, dinamiche e modulazioni della voce?

Edwin E. Gordon partì da tali presupposti teorici per formulare la “Music Learning Theory”, teoria in continua evoluzione che pone in primo piano l’individualità del bambino nel rispetto dei suoi tempi di apprendimento, l’elaborazione di un pensiero musicale prima ancora della pratica strumentale, una piena consapevolezza del proprio corpo, del respiro e della voce. La Music Learning Theory si basa sull’analogia tra apprendimento linguistico e musicale. Come i bambini ascoltano i discorsi degli adulti sin dalla nascita senza comprenderne il significato ma assorbendone ogni suono, per poi iniziare a vocalizzare e sperimentare il vocabolario acquisito, allo stesso modo il bambino potrà apprendere un vocabolario musicale ampio se i genitori o gli insegnanti canteranno per lui con continuità e lo guideranno verso l’accurata emissione dei suoni. Del resto, perché un processo così naturale come quello linguistico non dovrebbe valere anche per la musica?

Un ragionamento simile fu elaborato da Zoltán Kodály, educatore ungherese e fondatore del “metodo Kodály”: come la parola è dapprima ascoltata e in seguito codificata in segni, così accade per l’alfabetizzazione della musica. Il metodo Kodály educa alla comprensione delle più importanti nozioni musicali quali melodia, ritmo e metro, che saranno estrapolate dalle canzoni e studiate con varie tecniche. Questo metodo evidenzia la centralità della voce, la profonda percezione ritmica che comincia con la comprensione delle pulsazioni per poi procedere verso una sincronizzazione e una categorizzazione dei vari ritmi in base alla pulsazione. Ogni sillaba è associata a formule ritmiche: “ta” vale per le semiminime, “ti” per le crome e “tiri” per le semicrome. Inoltre, ogni nota è collegata a un gesto della mano e ciò consente di interiorizzare il carattere delle note stesse e di sviluppare la coordinazione fisica e mentale: ad ogni gesto dell’insegnante associato alla voce, il bambino risponderà per imitazione.

Un ulteriore metodo che enfatizza notevolmente il movimento naturale del corpo, la capacità di riflessione e la stretta connessione fra percezione e azione è il “metodo Jacques-Dalcroze”, noto come “ritmica Dalcroze”. Questo metodo è stato ideato dal pedagogista svizzero Emile Jacques-Dalcroze, il quale riuscì ad unire musica, spazio, tempo, emozioni e corpo e educò a sviluppare il senso melodico e ritmico sin dalla più tenera età. Il metodo Dalcroze è basato sul ritmo, considerato elemento essenziale della natura umana: durante le lezioni si lavora in gruppo e la musica eseguita dal maestro è sempre accompagnata da movimenti quali salti, camminate, movimenti delle mani e linee immaginarie disegnate, creando così una profonda unione fra componente fisica e mentale. Inoltre, si lavora molto sul solfeggio e sull’improvvisazione in modo da educare l’orecchio alla profonda comprensione musicale, sviluppare appieno la personalità e la capacità di collaborazione con i pari.

Pertanto, una precoce educazione musicale ha indubbiamente effetti positivi, come ampiamente dimostrato dalle ricerche condotte nel corso degli ultimi anni ed evidenziato in un precedente post. L’ascolto della musica e la pratica strumentale hanno infatti effetti sorprendenti sul cervello sin dalla più tenera età: la musica promuove una maggiore stimolazione della corteccia motoria, migliora la capacità di introspezione, induce comportamenti prosociali e insegna a sviluppare la propria immaginazione e creatività.

Per approfondire:

https://www.unirc.it/documentazione/materiale_didattico/1465_2020_503_37564.pdf

https://www.dalcroze.it/wp-content/uploads/2019/01/il-metodo-dalcroze.pdf

GORDON, E. (2003). L’apprendimento musicale del bambino dalla nascita all’età prescolare. Milano: Curci.

Proverbio, A. M. (2019). Neuroscienza cognitive della musica - il cervello musicale tra arte e scienza. Bologna: Zanichelli .

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