20 maggio 2021
Imparare a riconoscere, esprimere ed interpretare le emozioni è uno degli aspetti più importanti dello sviluppo del bambino, in quanto, nelle primissime fasi di crescita, le emozioni sono il più importante strumento per interagire con l’ambiente e per comunicare i suoi bisogni a chi si prende cura di lui. Già alla nascita il bambino mostra una serie di reazioni emotive, come ad esempio il sorriso e il pianto, legate all’espressione sia dei suoi bisogni fisiologici sia del suo stato emotivo, che si manifestano quando prova sensazioni di piacere o di dolore.
Tra il secondo mese e il primo anno di vita fanno la loro comparsa le emozioni di base: tristezza, rabbia, sorpresa e gioia, a cui seguono le emozioni di paura dell’estraneo (che si manifestano a 8-9 mesi). In questa fase, il bambino riesce a comunicare in maniera efficace ed intenzionale il proprio stato emotivo, attraverso la mimica facciale, le vocalizzazioni e il linguaggio corporeo. Il sorriso, da semplice riflesso, si trasforma in sorriso sociale e acquista significato all’interno dello scambio comunicativo, diventando sempre più una risposta emotiva selettiva nei confronti delle figure di riferimento. Solo a partire dai 18 mesi compaiono emozioni più complesse, frutto di una crescente autoconsapevolezza di sé, come timidezza, imbarazzo, senso di colpa, vergogna, invidia e orgoglio.
Provare e riconoscere le emozioni sono due processi ben distinti: la preferenza e l’attenzione precoce per il volto favoriscono il processo di riconoscimento delle emozioni da parte del neonato, che, grazie allo scambio comunicativo ed affettivo col caregiver, è in grado di attribuire un significato alle diverse espressioni emotive all’interno dell’interazione diadica, imparando a rispondere in maniera adeguata e a regolare il proprio comportamento. Saper controllare le proprie emozioni è un traguardo evolutivo molto importante, che si collega al successo nelle relazioni interpersonali, al raggiungimento degli obiettivi e al generale adattamento del bambino all’ambiente circostante.
Durante il primo anno di vita questo compito è affidato ai genitori, responsabili di identificare, monitorare e rispondere adeguatamente ai bisogni emotivi dei propri figli, offrendo loro stabili routine, conforto e aiuto nelle situazioni difficili. La capacità di autoregolazione migliora con l’acquisizione di altre capacità, come ad esempio il gattonare, che permette l’allontanamento da situazioni spiacevoli, e il linguaggio, che consente al bambino di dare un nome agli stati emotivi che prova. Ma è solo a partire dai 3 anni, con un costante miglioramento durante tutta l’età prescolare, che si verifica un importante passo verso l’autoregolazione basato sul riconoscimento delle emozioni dell’altro, passando per la conoscenza delle aspettative e dei desideri altrui, giungendo a una piena capacità di gestire le emozioni negative mettendo in atto delle strategie, come impegnarsi in attività piacevoli quali cantare, giocare o disegnare. Saper controllare le proprie emozioni aiuterà i bambini a rendere più efficaci le interazioni e l’adattamento scolastico e contribuirà alla creazione di un’immagine positiva di sé accrescendo l’autostima.
Per approfondire:
Camaioni L. & Di Blasio P., (2007). Psicologia dello sviluppo. Il Mulino. EAN: 9788815119735
Cole P.M., (2014). Moving ahead in the study of the development of emotion regulation. International Journal of Behavioral Development, Vol. 38(2) 203–207
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