10 dicembre 2020
Nel post precedente abbiamo visto che, perché i bambini superino l’iniziale diffidenza verso un nuovo cibo, è importante che i genitori lo ripropongano dopo qualche giorno, riprovando con pazienza più volte, senza insistere e cercando di mantenere un atteggiamento calmo e positivo. E’ innegabile tuttavia che alcuni cibi, come ad esempio quelli più calorici, saranno accettati più facilmente di altri, come dimostrato da uno studio condotto qualche anno fa dalla psicologa americana Leann Birch in bambini di 3 e 4 anni.
Dopo un test preliminare di scelta tra due yogurt con identico contenuto calorico ma sapore diverso (A e B), due gruppi di bambini di tre e quattro anni hanno avuto ripetute opportunità di mangiare due versioni dello stesso yogurt che differivano per sapore e contenuto calorico. Un gruppo di bambini ha ricevuto la versione ipercalorica dello yogurt con sapore A e la versione ipocalorica dello yogurt con sapore B, mentre per l’altro gruppo è stato il contrario. Dopo alcune esperienze con entrambi i tipi di yogurt, il test di scelta è stato ripetuto ed è emerso che i bambini avevano sviluppato una preferenza per lo yogurt ad elevato contenuto calorico, indipendentemente dal suo sapore. Questo studio è stato successivamente replicato con risultati analoghi, dimostrando ulteriormente che – perché si stabilisca l’associazione tra sapore di un cibo e contenuto calorico – è indispensabile che il cibo venga ingerito e non solo assaggiato, così da sperimentare – a livello fisiologico – una piacevole sensazione di sazietà.
Pertanto, l’associazione tra sapore e conseguenze fisiologiche positive dell’ingestione di un cibo è un importante meccanismo per favorire il superamento della neofobia. Tuttavia, la preferenza per cibi dall’elevato contenuto calorico non aiuta a contrastare il dilagare dell’obesità. Come per la neofobia, si tratta un fenomeno profondamente radicato nella nostra biologia. Consumare una maggior quantità di cibi calorici, quando disponibili, ha rappresentato un vantaggio adattativo per gli esseri umani preistorici, ma è una predisposizione divenuta dannosa nell’odierna società occidentale, dove non dobbiamo più affrontare il problema della scarsità alimentare, bensì quello opposto dell’eccessiva opulenza. Ancora una volta, i comportamenti che hanno permesso la sopravvivenza e l’evoluzione dei nostri progenitori si rivelano spesso non altrettanto adattativi al giorno d’oggi!